Quello che mi colpì di lei è che se ne stava li seduta, come se non gliene importasse nulla, mentre le sue colleghe facevano di tutto per attirare l'attenzione.
Fermai la macchina, la chiamai identificandola con i suoi stivaletti di pelle bianca e la feci salire accanto a me e ripartii verso la mia stanza d'albergo.
Le chiesi il nome e lei rispose un "Sara" svogliatamente ma con vigore. Il resto del tragitto, pochi minuti, lo passammo in silenzio.
L'albergo in cui alloggiavo era di quelli che non ti chiedono i documenti della ragazza che entra con te dopo che ti sei registrato da solo, basta allungare una banconota da 10 e ti offrono pure i canali pornografici alla tele.
Il barbone seduto sulla sedia di fronte alla reception stava nella stessa posizione di quando ero uscito e le mosche attorno al neon continuavano ad inseguirsi cercando di accoppiarsi, cosa che una buona metà degli ospiti dell'alberghetto stava già facendo.
Aprii la porta della camera e la feci entrare come un perfetto gentiluomo.
Richiusi la porta dietro di me e quando mi rigirai verso l'interno Sara si stava già spogliando.
La fermai con una parola ed estrassi dalla valigia una bottiglia di quelle buone. I bicchieri erano già sul tavolino.
Lei si fermò, interdetta.
"Pensavo volessi fottermi."
"Ogni cosa a suo tempo." dissi. Dubito arrivasse a vent'anni, ma le occhiaie dicevano molto sul suo stile di vita.
Prese il bicchiere e lo guardò.
"Quindi?" Chiese.
"Da quanto tempo lavori?" stavo di fronte a lei.
"Abbastanza.", rispose. Mise giù il bicchiere senza averne assaggiato il contenuto e cominciò a slacciarmi i pantaloni, in un tentativo che malcelava la sua inesperienza, eccitante, ma troppo sbrigativo per essere sensuale.
"Non mi sembra. Lascia fare."
E le staccai le mani dall'elastico dei miei slip.
"Ma che ti prende? Se volevi parlare potevi pagare un fottuto psicologo." I suoi occhi scuri si fissarono nei miei. Mandai giù un altro sorso di alcool e sorrisi.
"Ogni cosa a suo tempo, ti ho detto. A parte questo, se le cose non le fai nel modo giusto, non soddisferai mai il cliente."
"Che cazzo ne sai tu? Non si è mai lamentato nessuno."
"Io sono il primo, non basta?"
"Riportami dalle ragazze. Ora."
E fece per rialzarsi, raccogliendo la giacca di sintopelle che aveva appoggiato accanto a se.
La rispinsi giù a sedere, estrassi dalla tasca un rotolo di banconote e glieli gettai sulla giacca.
"Ora sei mia per le prossime ore."
I suoi occhi fissarono i soldi con intensità e desiderio.. ecco, proprio nella maniera in cui non fissa gli uomini.
"Ora bevi."
"Non mi piace.. Bevo solo Vodka."
Esigente..
"Non ne ho. Lo dicevo solo per farti sciogliere. Sei troppo tesa per combinare qualcosa di buono."
Abbassò il mento e mi fissò dal basso con i suoi stupendi occhi neri, si mise un dito sul labbro inferiore mi stuzzicò "Perchè non mi provi?"
"Perchè sei troppo tesa. Bevi."
"Oh, fanculo." Prese il bicchiere e lo vuotò alla goccia. Poi lo ripose e cadde sdraiata sul letto.
Bene, alla buon'ora.
La spogliai.. bel corpo davvero.. Mi spogliai, di tutto, ed uscii dalla pelle dell'ultimo stronzo che avevo posseduto. Poi entrai nella vagina della ragazza e comincia a prendere possesso del mio nuovo corpo.
Nel giro di un paio d'ore mi ero completamente abituato. Il vecchio corpo, ormai quasi nulla più di una pelle con dentro un mucchietto di ossa e qualche organo, giaceva ai piedi del letto.
Mi alzai finalmente dal letto.. la ragazza aveva anche un buon sapore.. ed andai a farmi una doccia. Poi, davanti allo specchio cambiai look. Un nuovo taglio di capelli, più corti, un trucco più rispettabile.. via quelle occhiaie da troia di basso bordo e sarei stato perfet.. perfetta.
Presi il vecchio corpo e lo gettai dentro la doccia chiusa. Ripiegai i vestiti e li rimisi in valigia. Erano miei dopotutto. Dentro ne avevo anche per una donna rispettabile, ma per uscire da qui avrei usato quelli con cui Sara era entrata. Presi le chiavi della macchia e tutto quanto, poi gettai una fiala di enzimi sopra il corpo che non mi serviva più. Entro il mattino si sarebbe ridotto ad un ammasso informe di proteine e liquami, assolutamente irriconoscibile.
Gettai la valigia con gli abiti dalla finestra e seguita dalla ventiquattr'ore con il fucile di precisione e scesi le scale. Allungai una banconota da venti al ragazzo della reception che mi restituì un'occhiata dalle intenzioni chiarissime. Gli sorrisi e mi allontanai verso il vicolo posteriore dove le mie valigie giacevano accanto alla macchina.
Nuova identità, nuovo look. Avrei fatto questo giochetto ancora un paio di volte, per essere sicura di cancellare qualunque traccia e poi sarei andata alla parata del presidente.
Avevo un lavoro da svolgere, pagato bene e per nulla spiacevole, l'avrei svolto al meglio.
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